Piccola storia di un diario – 1

Ci incontriamo tra cinque giorni, allo stesso incrocio in cui l’ho vista la prima volta.

Ogni attesa di incontrarti è un pieno di sensazioni che mi riempiono le giornate, scandiscono i momenti liberi, quelli in cui posso permettermi di lasciare i pensieri scorrere senza fretta e senza barriere. Lascio entrare ricordi e immaginazione, desideri e promesse che si incrociano e si confondono. Perché aspettare di vederti vuol dire sentirti sulla pelle, mentre mi scorri nella mente, scandire le parole che ti sussurro all’orecchio, seduta tra le mie braccia con la mia bocca sul tuo collo liscio. L’odore della pelle che mi entra nelle narici e mi dà i brividi, come due dita passate sul ventre. Lo sguardo che mi ha sganciato dalla realtà, a quell’incrocio, ritorna impetuoso ogni volta che ti penso, ogni volta che ti vedo. Non c’è distinzione sai? Il paradosso di tutto questo è che sei nel mio corpo anche quando sei lontana, che riempi le mie idee anche se non ci sei. Il tuo sguardo, il tuo sorriso. Il contrasto, sì. Il contrasto di quella dolcezza con le parole indecenti che ti fai dire, che ti vuoi far dire, che vuoi sentire mentre ti scopo lentamente o mentre ti prendo furiosamente. La sensazione che mi ha trasmesso da subito quello sguardo incrociato in mezzo alla strada. Il modo intimidito di conoscersi, osservarci, studiarci, annusarci. Quanto ti piace quanto te lo ricordo mentre ti tengo i capezzoli tra le dita e ti torturo. Quanto ti rende tronfia sapermi lontano e in balia delle tue provocazioni. Sapermi attratto dai tuoi incontri con gli amici di una volta. Quanto ti fa sentire il centro del desiderio, il centro del mondo, il punto di non ritorno, farmi impazzire con i resoconti, seppure incrementati dalla tua sordida fantasia, delle tue uscite serali. Quanto ti eccita raccontarmi tutto, poco alla volta, con la mia lingua tra le gambe, poggiata sul muro bianco, tenendomi le mani ferme sui capelli.

Noi ci incontriamo, ci sorridiamo, ci lecchiamo, ci entriamo dentro, ci veniamo addosso, usciamo dai binari, rientriamo tra le righe e ci sorridiamo calmi.

Quanto mi piace vivere il tuo delirio orgasmico di onnipotenza quando mi racconti che avevi tanta voglia di farti vedere nuda da lui, dall’inconsapevole oggetto del tuo gioco di erotismo cerebrale. Quando hai deciso che era giunto il momento e hai fatto in modo che accadesse, senza che capisse che era tutto voluto, tutto architettato dal tuo desiderio e quando hai poi atteso il momento in cui ti avrebbe salutata per sdraiarti finalmente sul letto e riempirti le mani della voglia indecente che ti aveva attraversata. Quanto mi stravolge quando mi descrivi in ogni passaggio quei momenti, sentendomi spingerti dentro con una forza dolcissima il cazzo, facendoti penetrare la testa dai miei occhi fissi nei tuoi, lasciandomi godere del tuo piacere travolgente. Quando mi stringi la coscia tra le gambe, nei tremori prolungati di un orgasmo invadente.

Tra cinque giorni ne parliamo, io e te, ne discutiamo insieme, ci abbracciamo dolcemente, ci scopiamo le teste e i corpi. Poi ne parleremo ancora e ancora, perché sappiamo che questo è il diario di un desiderio e lo porteremo avanti finché potremo sentirci di nuovo la pelle strofinata sul volto. Senza inutili premure.

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