Il bisogno della necessità.

La differenza tra bisogno e necessità. Il primo è forse più lieve, procrastinabile a volte, diluibile nel tempo semmai. L’altra è impellente, non rimandabile, fisica. Fisica, sì. La mia è una necessità fisica.

Averti addosso, sopra. Sentirti prendere quello che vuoi, questa è la mia necessità. Lasciarti sedere sul mio petto nudo, sulla mia pelle accaldata, fartela sentire, sotto le cosce, tra le gambe.

Poggia i palmi aperti, sorreggiti su di me, muoviti lenta, come se dovessi sentire ogni centimetro di pelle percorrere il tuo calore.

Il momento del bisogno, del desiderio che cresce lento e costante. Quello che ti fa pensare di volere, di voler sentire di più. Dove decidi, dove senti l’odore e lo segui perché è ciò di cui hai voglia, ciò di cui senti il bisogno.

Fammi aspettare il momento in cui ti avvicinerai senza via d’uscita alla mia bocca, in cui riempirai le mie narici del tuo odore, in cui nutrirai i miei occhi del tuo piacere.

Prendi, prendi tutto da me, approfitta senza scrupoli delle mie labbra, del mio mento, della mia lingua, del mio sguardo. Tieni le tue mani sulla mia testa per fissarmi tra le tue gambe, così da farmi sentire che non potrei spostarmi anche se dovessi volerlo.

Muoviti lenta, scorri, strusciati, cerca i punti da sentire, i punti da tenere fermi, quelli che ti fanno mordere le labbra, quelli che ti fanno dire sì.

Bloccati poi, immobile, per guardarmi, per osservare il desiderio di un istante.

L’istante del passaggio.

L’istante che voglio farti portare dentro, dove il bisogno diventa necessità, quando non sei più tu a decidere cosa fare, come muoverti, come tenermi stretto. L’istante da cui non torni indietro, in cui ti immergi nel piacere lasciandoti vivere dentro la forza dell’incontrollabile. Facendoti prendere ogni angolo del tuo corpo, le mani strette, i polsi fermi, le gambe contratte.

Il momento in cui la mia necessità diventa la tua. La nostra.

Fermalo nella tua mente quando sposti la testa all’indietro, inarcando il collo, lasciando scivolare i capelli dietro la schiena. Spingendo più forte tutta la tua voglia nella mia bocca.

Stringi, spingi ora, usa, usami.

Forte, nessun timore, nessuna esitazione, nessun pensiero.

Solo voglia, solo piacere, solo godere. Nella mia bocca, nella tua bocca.

Dammi da bere la mia necessità, riempimi l’anima del tuo lasciarti andare, vivi il calore che ti prende la schiena, che ti stringe le gambe, che ti annoda le viscere.

Dammi tutto di te.

Tutto, sì.

Anche gli attimi del corpo che si placa, del movimento che rallenta. Quando il ritmo diventa morbido e decresce l’intensità.

Non ti muovere, ora, non ti staccare.

Regalami le mani che stringevano forte prima, senza spostarle. Tienile lì, ancora, sulla mia testa.

Lievi.

Delicate.

Con te, ancora.

Ne ho bisogno.

Lascia un commento