Piccola storia di un diario. 2

Adesso ti siedi, qui, sulla stessa sedia su cui sono io. La schiena poggiata sul mio petto, le mani sulle cosce. Le mie braccia attorno al tuo corpo, le mie mani di fianco alle tue, a contatto. Le devi guardare, le mie mani, le devi guardare muoversi lentamente, sollevare lentamente il vestito che hai deciso di indossare. Adesso tu senti la mia voce da dietro, calma. Le mie parole lente. Senti come mi nutro del tuo odore, come sento i tuoi capelli, come annuso il tuo collo. Senti come sfioro la tua pelle. Ascolta tutte le mie parole, i miei desideri, come descrivo i tuoi movimenti in mezzo alla gente, come ti parlo dei tuoi sguardi che penetrano.

Ti siedi qui, ti fai sfiorare, ti fai parlare, ti fai toccare.

Piano.

Mi lasci dire della tua bellezza, del tuo modo di muoverti, dell’eccitazione che mi percorre il corpo quando ti incontro, delle idee perverse per farti godere che mi passano per la testa. Ti lasci prendere con le parole, ti fai scopare con i pensieri. Guarda, guarda ancora un attimo. Guarda le mie dita sulla tua pelle nuda, sulle tue gambe scoperte. Non vedi l’ora ti farmi scoprire cosa hai indossato sotto al vestito, non vedi l’ora di sentirle avvicinarsi, di arrivare tra le tue gambe, di farti toccare come sai che voglio fare. Ascolta bene, mentre sollevi ancora un po’ la stoffa, perché devi capire ancora più dettagliatamente quello che sei, quello che mi fai provare, il desiderio che mi travolge quando ti penso. Ora ascolta, io mi masturbo pensandoti, sai? Lo faccio più di quello che tu creda, lo faccio inevitabilmente, pensando a momenti come questo, pensando ai tuoi capezzoli esattamente come sono ora, sotto questo vestito.

Scoprili.

Brava, quanto ti piace farti dire brava. Quanto ti piace farti dire brava con il seno nudo, esposto, stretta tra le mie braccia, con le gambe semi aperte. Quanto ti piace sentire il mio cazzo poggiato sulla tua schiena. Quanto ti piace sentirmi parlare di quello che mi eccita di te.

Avvicino le mani, va bene? Avvicino le mani alla tua fica, senza occuparmi del seno che voglio che rimanga così, per il momento. Scopro. Guardo. Brava, sì. Molto brava. Hai scelto bene, hai scelto benissimo, così appena sposterò ancora di più le mie mani potrò sentire subito la tua pelle calda, non è vero? Così ti posso parlare all’orecchio delle sensazioni che provavi mentre arrivavi qui, camminando, nuda, sotto quel vestito. Così puoi confessarmi quanto è stato eccitante l’avvicinamento, il prima. Il desiderio sfregato, la voglia crescente, le idee nascoste in un sorriso accennato.

Oggi non ti scopo, oggi chiudi gli occhi e mi vieni tra le mani, con la mia lingua sul collo, con il mio petto sulla schiena. Oggi vieni con me appiccicato addosso, stringendo le gambe, spingendo la schiena su di me, vieni ascoltando le mie parole, sentendo il mio cazzo duro spingerti contro. Stringerti. Oggi ti lasci andare, chiudi gli occhi, non trattieni niente. Oggi puoi essere volgare, puoi dire quello che esce dalla tua bocca, puoi ascoltare quello che ti eccita.

Oggi mi vieni in mano, oggi mi vieni in testa. Lasciati parlare, fino a che non smetti di tremare, fino a che non lasci quel posto che volevi visitare.  

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